15 febbraio 2008

Fendinebbia = stupidità

Tenere i fendinebbia accesi quando nebbia non ce n'è, possibilmente nel corso di una limpidissima giornata di sole, non è da fighi. E' da cretini.

  1. E' contro il codice della strada (ma figurarsi se un vigile dei nostri tempi applicherebbe le dovute multe per una cosa del genere);
  2. E' una cosa idiota perchè si consuma energia inutilmente;
  3. Dà fastidio a chi viene nella corsia opposta (provate a puntarvi in faccia due lampadine e poi quattro: è uguale???);
  4. Dimostra la stupidità del guidatore per i motivi di cui sopra.
Ah, se potessi cambiare le leggi e andare in giro con un fucile a pompa! Il mondo sarebbe migliore (?).

19 novembre 2007

Demagogia senza pudore

Prima, la promessa dell'eliminazione dell'ICI. Ma dove andare a prendere i 30 miliardi di euro necessari?

Forse da fondi in nero, grazie a nuovi riciclaggi tra Fininvest e società off-shore? Forse, dato che il falso in bilancio non è più reato, è possibile farli riapparire magicamente falsificando il bilancio stesso dello Stato? O forse - più plausibile - facendo rientrare dalla finestra la stessa tassa attraverso altre imposte?

Queste considerazioni portano una persona con un pizzico di sale in zucca a dire: "Sì, è stata certamente una mossa demagogica, e niente di più."

Ma la demagogia non ha limiti: ora c'è un nuovo partito, un nuovo nome (più lungo e con più parole generiche), trentasei lettere di demagogia. Ma, suvvia, potevamo fare di meglio! Perchè non usare, ad esempio, la stessa tecnica che usano i siti pornografici per attirare più persone e salire in cima nei ranking dei motori di ricerca?

"Mega Partito del Grande Popolo Nazionale Italiano della Libertà (sex horny big tits deep throat pussy facial rape sado ebony latina xxx)"


Mi permetto di suggerire al Cavaliere questo nuovo nome che, a mio modo di vedere, attirerebbe ancora più persone del precedente.

Antonio Albanese è davvero un profeta col suo "Cchiù 'ppilu 'ppi tutti" (che, ne sono certo, prima o poi sarà lo slogan ufficiale di qualche partito in cerca di adepti).

11 luglio 2007

Quanta frutta portare a casa

Si dà il caso che la linea di succhi di frutta Yoga Optimum sia l'unica composta dal 70% di frutta. Altre marche, come la più pubblicizzata Santàl, mettono solo il 50% di frutta. Parliamo di succhi di pera, di pesca e poco altro; altri frutti, come l'ananas o l'arancia, permettono di arrivare al 100% di frutta.

Ora, il prezzo di una bottiglia di succo di pesca Optimum costa pressapoco quanto una di succo di pesca Santàl. Le persone che ho visto scegliere tra i succhi, al supermercato, non guardano la scritta "70%" impressa a caratteri cubitali sull'etichetta, ma si limitano a prezzo e quantità: le bottiglie Optimum, in vetro (materiale preferibile in fatto di confezionamento di alimenti), sono da 750ml, mentre i tetrapack Santàl sono da 1 litro; il prezzo è praticamente identico; senza ragionarci un attimo di più, gli scaltri consumatori si fiondano sul Santàl. Ma conviene?

Il 70% di 750ml è pari a 525ml, mentre il 50% di 1 litro è ovviamente 500ml. Ergo, gli scaltri consumatori hanno acquistato, allo stesso prezzo dell'Optimum, 25ml in meno di frutta e una confezione di minor valore. Il resto è acqua e antiossidanti, che avremmo potuto aggiungere comodamente a casa - posto che ci piacca il succo di frutta più diluito.

La morale? Cari, produttori, non sforzatevi di produrre prodotti genuini; tanto la gente è abbastanza furba da guardare solo il prezzo al kilo.

Aloe Vera

Oggi viviamo in un mondo dove si fa la limonata con aromi artificiali, e la cera per mobili con limoni veri.
Alfred E. Newman
Niente di più vero. Quale perversione: oramai le aziende si vantano di offrire succhi di frutta con vero succo di frutta. Ma è più facile trovare vera frutta nei cosmetici: pubblicizzano questa e quella crema antirughe con estratto di ortiche, di agrumi, di Aloe Vera. Il 90% delle spettatrici non ha idea di che pianta sia l'Aloe Vera, e il 99% non si è mai chiesta se esistano delle ricerche che confermano l'utilità di questi estratti vegetali contro le rughe. Ma suona genuino e naturale; se l'Aloe è Vera, potrà mai fare male?

10 luglio 2007

Quanto costa "gratis"

grà|tis
avv., agg.inv.
CO
1 avv., gratuitamente, senza dover pagare: siamo entrati g. al concerto | senza pretendere pagamento: il ciclista mi ha riparato g. la ruota
2 agg.inv., colloq., gratuito: ho un biglietto g. per la mostra
[Fonte. Neretto aggiunto]
Riporto la definizione da dizionario perchè sembra che molte compagnie telefoniche non abbiano ancora chiara la differenza tra "gratis" e "a pagamento". Se mi chiedete di pagare 30 euro al mese per cento ore di connessione GPRS, *non* mi state facendo navigare gratis. È chiaro? Lo dobbiamo ripetere in altre lingue? 30/100 = 0,3 €, che è il prezzo orario di navigazione; compro cento ore alla volta. E' così difficile? Questo *non* è gratis. Anche se le ore fossero illimitate, io starei pur sempre pagando 30 euro mensili per la connessione. *Non* è gratis. E' a pagamento. Mettetevelo in testa e smettetela di scrivere stupidaggini nelle pubblicità.

9 luglio 2007

Buon senso e legalità, 3

Se si smarrisce il certificato elettorale, occorre compilare un certo modulo per averne una copia. Il modulo contiene i dati anagrafici dell'intestatario, il numero di documento e la firma; il tutto deve essere vidimato da un impiegato.

Entro nell'ufficio, prendo il modulo in esposizione vicino all'entrata, lo compilo in stampatello chiarissimo e lo presento allo sportello unitamente alla carta d'identità per la verifica.

- Chi le ha dato questo foglio?
mi sento dire.
- C'è una pila di questi moduli all'entrata; l'ho preso e l'ho compilato.
- No, questo lo devo compilare io. [strappa il modulo] Allora, nome?
La geniale impiegata a questo punto comincia a scrivere in un corsivo assolutamente incomprensibile.
Ma chi li istruisce questi? Nessuno, mi sembra ovvio. Ha sentito dire che deve compilare i moduli lei, che deve verificarne lei la correttezza; ma invece di verificare, col mio documento davanti, che io abbia scritto i dati corretti, strappa il modulo e lo compila di suo pugno - come se questo avesse un valore aggiunto. Ridacchia, per giunta, come se l'idiota fossi io.

Ah, le raccomandazioni. Microcefali al potere. Dove finiremo di questo passo?

Buon senso e legalità, 2

Vado in un ufficio per far valere un mio diritto. Entro, trovo due impiegati che - in stile e contenuti perfettamente all'italiana - si vantano l'un l'altro di come stanno fregando lo Stato: uno ride perchè ha intestato il suo portatile alla madre anziana, che non sa nemmeno cosa sia un computer; e ha "risparmiato". L'altro, probabilmente, lo ammira, e pensa che potrebbe fare lo stesso.

La mia richiesta in quell'ufficio è legale, ma insolita. Non ne ricevono una simile da anni. La prima reazione è di sorpresa, e mi dicono:

Mi dispiace, ma il suo caso non rientra in quelli previsti.
Sicuro che il mio caso rientri tra quelli previsti, vado a casa e mi documento sulle leggi in materia. Tra mille riferimenti incrociati tra DL, DPR, leggi regionali e regolamenti vari, trovo il paragrafetto che "parla di me". Torno all'ufficio, faccio presente il tutto,porto copie delle leggi e riferimenti vari. Dico che posso ritornare, è giusto che anche lui controlli, e consulti le sue fonti; per facilitargli il lavoro, cito anche il numero della Gazzetta Ufficiale dove può veirificare il tutto. La risposta? Forse un "Le faremo sapere, verificherò/farò presente a chi di dovere?" No, purtroppo:
- Sa... Il mio collega... No, noi non abbiamo mai avuto un caso del genere, non posso accettarlo.
- Mi scusi, ma le sto portando le fonti ufficiali... Controlli pure, magari ripasso e...
- [senza nemmeno guardare i fogli] No, guardi, non credo di poterlo fare, non mi prendo questa responsabilità...
La mia reazione è stata più calma di quella che avrei dovuto avere. Avrei dovuto urlargli che era un cretino, che pochi giorni prima si vantava delle sue furberie per rubare allo Stato e ora non aveva le palle per attuare una cosa legale ma insolita. Che probabilmente non aveva nemmeno la capacità di capire i riferimenti e il lessico complicato di una legge, dato che aveva ottenuto quel posto di impiegato non per meriti ma per qualche raccomandazione, ovvio.
Invece, ho girato i tacchi e me ne sono andato. Ho chiamato il Ministero, che ha chiamato l'ufficio: avevo ragione. Sono tornato il giorno dopo e l'impiegato, in silenzio, ha timbrato quello che doveva timbrare. Ma ha avuto lui l'ultima parola:
Io glielo timbro, ma secondo me, comunque, il suo caso non c'entra.
Qualcuno gli dica che a volte è meglio star zitti, e non dimostrare con poche orgogliose parole che si è davvero idioti.

Ma dico, ti vantavi di imbrogliare lo Stato, e al momento di fare una cosa legale hai paura?
Mah.