3 luglio 2007

Avvocati = farmacisti?

Mi auto-cito:

Infine: bella mossa lo sciopero. Proprio vi importa della salute dei cittadini, eh? Da che mondo e mondo lo sciopero è pagato dai lavoratori col proprio stipendio. Voi sapete benissimo che i consumatori non eviteranno di comprare medicinali perchè alcune farmacie sono chiuse; ripiegheranno su quelle di turno, aperte - appunto - a turni. Dunque, ogni farmacia nel giorno di turno recupera in breve ciò che ha perduto per lo sciopero. Disagi ai cittadini e nessuna perdita; mossa davvero furba, complimenti.
Stavolta però non mi riferisco ai farmacisti, bensì agli avvocati, che, in vista di una liberalizzazione delle tariffe, hanno avuto la brillante pensata di protestare a suon di rinvii delle cause dei propri clienti. Disagi per i clienti; rinvii delle udienze; danni economici sempre e solo ai clienti. Non agli avvocati.

Ma la perla arriva da un rappresentate della categoria, che sostiene:
Con l'abbattimento della tariffa minima si annullerebbe il sacrosanto diritto alla difesa dei clienti, e non ci sarebbe garanzia di qualità.
La mancanza di logica di tale castroneria è tale da rimanere basiti. E' la tariffa minima che garantisce il diritto alla difesa e la qualità della prestazione? Tre considerazioni:
  1. Che esistano avvocati più bravi e meno bravi, è un dato di fatto. Cosa garantisce la tariffa minima? Che pagherò la stessa tariffa (minima) per entrambi. Potrei pagare un prestazione scadente a peso d'oro, perchè senza una liberalizzazione dei prezzi è davvero difficile discernere senza ulteriori conoscenze. Per cui: senza tariffa minima non so se la prestazione sarà di qualità? E' esattamente il contrario: non posso saperlo con la tariffa minima; per ovvie leggi di mercato, senza di essa i tariffari andrebbero a correlarsi all'esperienza e alla qualità dei singoli avvocati.
  2. E' comodo tenere un giovane avvocato, magari un brillante neolaureato, a fare fotocopie per dieci anni, vero? Manodopera professionale ed economica - probabilmente sottopagata. Grazie alle tariffe minime, i giovani avvocati non hanno modo di immettersi sul mercato in maniera competitiva. Chi pagherebbe un novellino allo stesso prezzo di un Matusalemme con esperienza pluriennale?
  3. Tirare in ballo il diritto alla difesa, che in nessun modo è correlato al prezzo delle prestazioni, non è forse una mossa demagogica degna di chi usa per professione la retorica come arma di persuasione? Sarebbe un po' come dire che, senza un prezzo minimo per le armi, verrebbe intaccato il diritto all'incolumità di ciascuno. Pura demagogia.
Forse sarebbe meglio non citare più l'argomento liberalizzazioni; ogni volta che parlo di coloro che difendono certe restrizioni di mercato, perdo ogni razionalità e il flusso di pensieri viene trascritto quasi senza filtri.

Chissà, magari in futuro un ultimo post sulle liberalizzazioni a proposito dei benzinai e le distanze minime...

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